VOX populiSMO: in Europa, l’abbraccio sovranista di Vox fa male a Giorgia Meloni

Per il momento in giro non c’è ancora un meme virale, sarà che ora è presidente del Consiglio e quasi 13 mesi fa solo la leader di Fratelli d’Italia, per dire che non è prevedibile un sequel di “soy una mujer, soy una madre”, declamazione che la premier fece a Marbella sempre ad un comizio di Vox. Eppure anche questa volta, il collegamento di Giorgia Meloni con Santiago Abascal a Valencia, conteneva un messaggio chiaro. Che ha entusiasmato la piazza spagnola, e nel contempo depresso ulteriormente Bruxelles.

“In Italia stiamo difendendo gli interessi degli italiani e sono sicura che dal 23 di luglio, lo stesso si potrà fare in Spagna con un governo di patrioti con Vox”, ha tuonato la premier in video collegamento da Roma.
I sondaggi sembrano confortanti, ieri per la prima volta in questa campagna elettorale l’alleanza tra Pp e VOX ha preso il largo arrivando a un solo seggio dalla maggioranza assoluta.

Le buone notizie per la Presidente del Consiglio però finiscono qui. Intanto perché dallo stesso fronte spagnolo, filtrano le preoccupazioni dei popolari, per i possibili ministri che VOX cercherebbe di imporre nel caso in cui si dovesse formare un governo di coalizione. Non a caso, il principale candidato alla premiership per i popolari, Alberto Núñez Feijóo, nei giorni scorsi su questo punto è stato fermo: “Se andassi al governo nominerei ministri solo persone che abbiano la massima preparazione e zero settarismo. Nessuno di loro sarà contrario al sostegno dell’Ue, della Nato, o non a favore dell’Ucraina”.

Posizioni che a dire il vero sono molto contrastate dentro il partito di estrema destra, tanto caro a Giorgia Meloni. Soprattutto da quando nella formazione politica si sta imponendo l’ala dura, quella guidata da Jorge Buxadé e Kiko Méndez Monasterio, i due collaboratori di Abascal che hanno gestito i colloqui con il Pp per i patti nelle comunità autonome.

Ma se a Madrid per ora sono solo preoccupati, nelle altre capitali europee si può parlare di un vero e proprio allarme. Sotto la lente di ingrandimento ci sono le relazioni ‘pericolose’ della Presidente Meloni, a partire da quella con il premier polacco Mateusz Morawiecki, ribadita dieci giorni fa durante un incontro a Varsavia.

Il tema che percorre sotto traccia in queste settimane è quello legato alle alleanze in vista delle prossime elezioni europee, al centro di un braccio di ferro politico continentale. Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega in Europa sono collocate in tre “famiglie” differenti, rispettivamente Ecr (con Meloni appena confermata presidente), Ppe e Id. Di quest’ultimo gruppo fanno parte anche la tedesca Alternative fur Deutschland (Afd) e il francese Rassemblement National, due formazioni di estrema destra.

Al centro del confronto, il Ppe, tentato, soprattutto per l’insistenza del suo presidente Manfred Weber, da un’alleanza per le elezioni del ‘24, proprio con i conservatori di Giorgia Meloni. Alleanza che un’altra parte del partito, quella che fa riferimento alla Presidente Ue Ursula von der Leyen, avversa.

Il nodo dello scontro è acuito proprio dalla Presidente del consiglio italiana, per i suoi amici ed anche per i suoi ritardi in Europa (capitolo Mes, Pnrr, e migranti). Le relazioni di Giorgia in Spagna ed in Polonia ovviamente non aiutano il dialogo, così come non lo facilitano neanche le parole che il leader di Vox ha rivolto agli alleati popolari: ‘ le richieste del nostro partito dopo il 23 luglio saranno determinate dai consensi che otterremo alle urne”. Come dire, basta diktat da Feijóo. Giorgia intanto continua la sua altalena, sovranista in Spagna con Abascal, tornerà europeista domani a Tunisi con Ursula.