Macron? Non ti risponde al telefono se gli vuoi parlare di immigrazione. La Von der Leyen? Dice di sì ma quando si arriva ai finanziamenti non ci puoi contare. L’Ucraina? Francamente ci ha deluso con la fiacca controffensiva, “anche se avrei un paio di idee su come risolvere quella guerra”. Cos’era? Una conversazione al bar o nello scompartimento di un treno? No, a parlare (al telefono) è la Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, a ruota libera con un tizio che si è presentato, parlando un inglese molto composto, come il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, un ente che esiste davvero con sede ad Addis Abeba.

Ma al telefono non c’era un africano, ma un russo: uno dei due sedicenti giornalisti russi noti come “Voyan&Lexus”. La loro specialità: compromettere politici occidentali. La Meloni non è la prima: ci sono già cascati il centenario ex segretario di Stato Henry Kissinger, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, il danese Lars Lokke Rasmussen. La tecnica è sempre la stessa: ti fai passare un illustre sconosciuto e agganci il politico straniero facendogli abbassare le difese raccogliendo e registrando le imprudenze e le gaffes dei loro interlocutori.

La Meloni è caduta nella trappola con allegro entusiasmo il 18 settembre scorso, così come ci sono cascati gli uffici di Palazzo Chigi. Adesso che la conversazione è stata diffusa, le agenzie la rubricano come “scherzo”, mentre è evidente che si è trattato di una operazione spudorata e ben organizzata per screditare il capo del governo italiano, come è avvenuto. Quando ieri è stata diffusa la registrazione tutti si sono chiesti come il Presidente del Consiglio potesse essersi esposta ad una conversazione sciatta e imprudente con uno sconosciuto. Il tema principale della conversazione-trappola era: perché l’Unione Europea spreca tanti soldi per sostenere l’Ucraina anziché aiutare i Paesi africani? Si trattava quindi del tentativo di far confessare al primo ministro italiano che il sostegno per l’Ucraina è in sofferenza e che l’Europa non è affatto unita, cosa che avrà rallegrato il Cremlino, mentre a Palazzo Chigi si cercano i colpevoli di una gaffe ormai irreparabile.

Avatar photo

Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.