Imputato davanti al tribunale militare di Roma con le accuse di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all’estero di notizie non segrete né riservate, la procura militare ha chiesto oggi al tribunale marziale, l’ergastolo per il capitano di fregata Walter Biot detenuto per spionaggio nei confronti della Russia dal 30 marzo 2021.
“Fu infedele e astuto: condannatelo all’ergastolo” è la richiesta dell’accusa che non ha dubbio alcuno sul fatto che abbia effettivamente commesso i reati contestati. A breve, replicherà la difesa rappresentata dall’avvocato Roberto De Vita.
Nel corso della requisitoria “Walter Biot – sostiene l’accusa – maneggiava quotidianamente documentazione riservata e questo è attestato da colleghi e funzionari”. Come sostiene il tenente colonnello Pasquale Tirone già a ottobre 2022 durante il dibattimento: “La sezione analisi strategica dove lavorava Biot si occupava di operazioni delicatissime, operazioni Nato ad esempio”.
I testimoni del processo spiegano inoltre che la stanza 248 occupata da Biot prevede due postazioni. Biot maneggia materiale riservato e ricoprendo il ruolo di supervisore “ha un controllo su questa documentazione” spiega la pm che prosegue: “Biot curava il regolamento di sicurezza fra le altre cose ma era anche responsabile di chi aveva titolo a maneggiare i documenti riservati. Secondo l’ufficiale Mannino Biot era la sua longa manus”.
Secondo quanto riferito da testimoni nel corso del dibattimento, come ricordato dall’accusa in aula, i documenti in questione riguardavano alcuni la lotta all’Isis mentre altri mostravano debolezze e criticità dell’Alleanza Nato, specie dal punto di vista navale e marittimo. ‘Falle’ che sarebbero poi emerse proprio durante la crisi in Ucraina e l’invasione russa.
Walter Biot, da operatore degli uffici che assistono la difesa italiana i quali riponevano molta fiducia nei suoi confronti, avrebbe passato documentazione riservata per la somma di 5mila euro a un funzionario del Cremlino e per questo è detenuto dal 2021 per il reato di spionaggio.
Tra i testimoni c’è l’ufficiale Zearo che, come racconta al processo a giugno 2022, si accorge di inspiegabili anomalie: “Il capitano di fregata Biot tirò fuori un cellulare da una scatola di fazzoletti e effettuo alcune foto dalla sua postazione al computer. Lo faceva quando era da solo. Biot maneggiava cose che avevano la targa di riservatezza dello stato maggiore della Difesa. A quel punto (pensai ndr.) che fosse il caso di avvisare le forze dell’ordine. Non c’è alcun dubbio, a nostro avviso, che si possa parlare di flagranza di reato”.
Il pm ha ricostruito la vicenda facendo riferimento anche alle foto in cui viene immortalato Biot mentre scatta con il cellulare foto dello schermo del pc dell’ufficio e ad una serie di documenti. “Tra i 19 documenti fotografati da Biot ce ne erano alcuni Nato secret, riservatissimi, e uno Top secret”.
Per il rappresentante dell’accusa “Biot ha fatto commercio di documenti segreti” e ha dimostrato “elevato grado infedeltà e la capacità criminale, ma anche il triste tornaconto venale. L’astuzia con la quale voleva dissimulare la sua azione. Quella del 30 marzo del 2021 è stata solo quella scoperta, ma possono essercene state altre“.
Nei confronti del capitano di fregata procede anche la procura di Roma che, nell’inchiesta della pm Gianfederica Dito coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, contesta le accuse di spionaggio, rivelazione di segreto di Stato e corruzione. Biot per queste accuse è sotto processo davanti alla Corte di Assise di Roma.