Woodcock, dal flop di Reggio Emilia alla corsa al Csm: “Sono indipendente e i pm vanno puniti se sbagliano”

Non si arrende Henry John Woodcock. Il pm anglo-napoletano, in forza da anni alla Procura partenopea, punta al Consiglio Superiore della Magistratura. Dopo la corsa-flop a Reggio Emilia, dove ambiva a guidare l’ufficio inquirente emiliano poi affidato dallo stesso Csm a Calogero Paci, arriva nelle scorse ore la candidatura per le prossime elezioni dei componenti togati dell’organo di rilievo costituzione presieduto dal Capo dello Stato.

Elezioni in programma il 18 e 19 settembre. Lo stesso Woodcock è stato intercettato in mattinata nei pressi di Palazzo dei Marescialli, sede del Csm. All’Ansa il pm napoletano ha confermato di aver depositato la propria candidatura, dicendosi “assolutamente indipendente” e “svincolato da qualsiasi corrente“. Poi ha precisato: “Questo non comporta affatto da parte mia un giudizio negativo sull’associazionismo nelle sue articolazioni. So che solo il dibattito e le oneste battaglie delle idee possono produrre quella crescita culturale e professionale di cui tanto si avverte il bisogno”.

Woodcock ha poi auspicato che il nuovo Csm “davvero si ispiri, nelle nomine, ai semplici criteri della competenza, dell’esperienza e del buon senso“; che “l’organizzazione giudiziaria rispetti i principi di efficienza, tenendo tuttavia bene a mente che il processo efficiente non è quello veloce ma quello giusto“; e, infine che siano riviste le regole del procedimento disciplinare, “oggi tutt’altro che garantiste: il magistrato che sbaglia deve essere punito – ha concluso Woodcock – ma attraverso una procedura davvero giurisdizionale come, del resto, è previsto dalla legge”.

Singolare quest’ultimo passaggio sul procedimento disciplinare, il garantismo e, soprattutto, il riferimento al “magistrato che sbaglia deve essere punito”. Le inchieste di Woodcock a Napoli hanno spesso sbattuto il mostro in prima pagina salvo poi sciogliersi come neve al sole. Indagini condotte quasi esclusivamente con l’utilizzo di trojan e intercettazioni varie che poi non hanno retto durante i processi. Ma si sa, in campagna elettorale le promesse e le buone intenzioni lasciano il tempo che trovano.