Woodcock, la ‘grazia’ del Csm tra il mistero intercettazione e l’interrogatorio a Vannoni con vista su Poggioreale

Henry John Woodcock venne ‘salvato’ dal disciplinare grazie all’intercessione delle correnti della magistratura? Quella del procedimento disciplinare nei confronti del pm anglo-napoletano è una vicenda che, a distanza di anni, continua ad avere contorni quanto mai poco chiari quando invece sarebbe opportuno il contrario. A raccontarla per la prima volta era stato l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara nel libro-intervista “Il Sistema” scritto nel 2021 con l’allora direttore di Libero Alessandro Sallusti.

Afferma Palamara che il 5 luglio del 2018, quando era componente della Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistrati, sarebbe stato contattato da Giuseppe Cascini, procuratore aggiunto a Roma ed esponente di primo piano delle toghe progressiste. Cascini lo voleva incontrare per dirgli che su Woodcock il Csm si doveva “fermare”. Il pm napoletano in quel momento era a processo davanti alla Sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli per le modalità con cui aveva condotto l’indagine Consip. In particolare, per l’interrogatorio avvenuto a dicembre del 2016 di Filippo Vannoni, consigliere di palazzo Chigi. Vannoni era stato sentito come testimone e non come indagato, dunque senza l’assistenza di un avvocato, anche se erano già evidenti indizi di reità nei suoi confronti. L’interrogatorio venne condotto con sistemi quanto mai inquietanti, esercitando pressioni nei suoi confronti come quella di mostrargli dalla finestra della Procura Napoli il carcere di Poggioreale e chiedendogli se “volesse fare una vacanza”, e facendogli poi vedere dei fili da un cassetto spacciati per delle microspie. Woodcock, inoltre, avrebbe lasciato mano libera ai carabinieri del Noe comandati dal maggiore Gianpaolo Scafarto di “svolgere in maniera confusa e contemporaneamente, una molteplicità di domande”, invitando quindi Vannoni a “confessare”.

“Ci incontriamo – racconta nel libro l’ex presidente dell’Anm – al bar Settembrini a Roma e (Cascini) mi parla di una intercettazione tra il vice presidente del Csm Giovanni Legnini e l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino”. In questa intercettazione, a detta di Cascini, il vicepresidente del Csm “parla molto male del pm napoletano”. Woodcock, in possesso di tale intercettazione, acquisita proprio durante l’indagine Consip (non messa agli atti), sarebbe “intenzionato a renderla pubblica per dimostrare che il Csm ha un pregiudizio nei suoi confronti”, avrebbe aggiunto Cascini.

Legnini era il presidente del collegio che doveva emettere la sentenza nei confronti di Woodcock. Dopo quell’episodio il disciplinare subirà una battuta d’arresto e proseguirà con il nuovo Csm, a guida David Ermini, che assolverà Woodcock. Palamara tornò su questa storia durante uno dei suoi interrogatori in Procura a Perugia. Davanti al procuratore Raffaele Cantone disse che il procedimento disciplinare di Woodcock andava di pari passo con quello di Gilberto Ganassi, all’epoca procuratore aggiunto di Cagliari che era accusato di non essersi astenuto in una indagine sul collega Andrea Garau, in corsa come lui per la nomina a capo della Procura del capoluogo sardo. Cantone chiese se ci fosse stato “una sorta di scambio” e la risposta di Palamara fu che lo scambio era “correntizio”. Sulla vicenda era poi intervenuto Cascini. “Escludo di aver incontrato Palamara il 5 luglio 2018. Non che mi ricordi, ma sul mio telefono non trovo contatti con lui in quei giorni, mentre trovo un messaggio del 4 luglio 2018 a mio figlio nel quale gli dico che il giorno dopo mi fermo al mare e mi accordo per pranzare insieme il venerdì 6, cosa che, sempre sulla base dei messaggi, risulta avvenuta”, esordì Cascini in un comunicato.

“Non ho mai saputo – aggiunse – della esistenza di una intercettazione tra Legnini e Cirino Pomicino, nella quale si parlava di Woodcock. Non so se una tale intercettazione esista”. E ancora: “Non posso aver parlato con Palamara di una intercettazione della quale ignoravo (e ignoro) l’esistenza”. Cascini precisò anche di non parlare con Woodcock da anni “e certamente non mi ha riferito il contenuto di una intercettazione del genere”. “Ignoro quale interesse potessi avere io a veicolare a Palamara un messaggio del genere”, concluse il magistrato romano annunciando querele. A difendere apertamente Woodcock in quel periodo era stato Piercamillo Davigo il quale, in una intervista al Fatto Quotidiano, aveva affermato di essere rimasto esterrefatto dell’atteggiamento del Csm che “non dice nulla contro gli attacchi del governo a un pm colpevole di fare indagini ad alti livelli e anzi lo processa disciplinarmente prima ancora che vengano processati gli imputati”.