Yahya Sinwar succede ad Ismail Haniyeh, ucciso una settimana fa a Teheran, come nuovo capo dell’ufficio politico di Hamas. Lo ha fatto sapere l’organizzazione palestinese in un comunicato, rilanciato anche dai media israeliani. Sinwar, ricercato numero uno di Israele e fino a questo momento il capo di Hamas a Gaza, è considerato l’artefice dell’assalto del 7 ottobre e rappresenta il profilo più duro e violento del gruppo terroristico.

Chi è Yahya Sinwar, il nuovo capo politico di Hamas

Salito alla guida di Hamas in seguito ad elezioni interne segrete è stato responsabile in toto della linea del movimento. Noto per la sua radicalità, ha una lunga storia all’interno dell’organizzazione terroristica. È nato nel 1962 in un campo profughi a Khan Yunis, cresciuto nel sud della Striscia di Gaza, e ha studiato presso l’Università islamica di Gaza. Ha dedicato la sua vita alla causa palestinese, partecipando attivamente all’Intifada e contribuendo a fondare il braccio militare di Hamas. Arrestato per la prima volta a vent’anni, è stato rilasciato in uno scambio di prigionieri con Israele dopo aver trascorso altrettanto tempo in carcere con quattro ergastoli.

In cima alla lista di Netanyahu

Nel 2017, è diventato il leader di Hamas a Gaza in seguito a elezioni interne segrete, ed è ora il massimo dirigente del gruppo, responsabile delle decisioni chiave e della linea politica da adottare, specialmente nei confronti di Israele, che ora lo ha iscritto in cima alla lista dei bersagli. Sinwar ha sperimentato la prigionia nello Stato ebraico, dove ha affrontato problemi di salute, tra cui un tumore al cervello, e ha subito un intervento chirurgico urgente in un ospedale israeliano. È noto per essere tra i più radicali di Hamas, con una lunga carriera dedicata all’organizzazione e al coinvolgimento in azioni violente contro Israele e di recente ha anche giocato un ruolo chiave nel ricevere fondi dal Qatar per alleviare la povertà nella Striscia di Gaza. Nei giorni precedenti al 7 ottobre ha pianificato nel dettaglio l’assalto ad Israele, salvo poi sparire dai radar. Dall’inizio della guerra non è più apparso in pubblico e gli israeliani ritengono che sia nascosto nei tunnel per sfuggire ad un destino annunciato: è il primo nome sulla lista di Netanyahu.

Redazione

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