Il 30enne arrestato a febbraio 2020 per "propaganda sovversiva"
Zaki a processo, lo studente detenuto alla terza udienza: “In carcere senza acqua e cibo né una coperta”
Patrick George Zaki rischia cinque anni di carcere. Questa mattina si apre a Mansura, in Egitto, la terza udienza del processo al ricercatore e attivista egiziano, studente dell’Università di Bologna, accusato di propaganda sovversiva per alcuni post sui social network e per alcuni articoli. È stato arrestato il 7 febbraio 2020, appena atterrato per una vacanza in Egitto. Da allora la sua custodia in carcere è stata puntualmente rinnovata. Il rinvio a giudizio è arrivato per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” sulla base di un articolo scritto da Zaki.
Zaki ha 30 anni. Da poco è stato trasferito dal carcere di Tora, nei pressi della capitale Il Cairo, dove aveva trascorso quasi tutta la sua custodia cautelare. Si trova ora a Mansura, vicino a casa sua. “In carcere ha freddo, nemmeno una coperta, ha ancora fortissimi dolori alla schiena. Non gli lasciano i libri per continuare a studiare”, dice la madre Hala, intervistata da Il Corriere della Sera nella casa dove lo studente 30enne è cresciuto. “Non gli fanno avere né acqua né cibo”, aggiunge il padre George, nipote di nonna per metà italiana. “Mia nonna, la bisnonna di Patrick, Adel, era per metà italiana. Aveva sposato un libanese ma parte della sua famiglia veniva da Napoli”.
L’articolo di Zaki a difesa della minoranza copta, contro le persecuzioni, era stato pubblicato sul sito Daraj. Una sua legale ha spiegato che l’udienza servirà al pool di avvocati per presentare una memoria difensiva preparata sulla base dell’accesso agli atti ottenuti con la seduta del 28 settembre. Il giudice monocratico di una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori della città natale di Patrick, però, oltre ad eventualmente replicare alla memoria nel corso della seduta, deciderà se aggiornare ancora l’udienza ovvero pronunciare una sentenza di condanna o assoluzione inappellabile.
Al vecchio Palazzo di Giustizia di Mansura oggi ci saranno, come nelle precedenti udienze, due diplomatici italiani, su richiesta dell’Ambasciata italiana anche funzionari di altri Paesi (USA, Spagna, Canada), un avvocato della Delegazione dell’Unione Europea e un legale di fiducia della rappresentanza diplomatica italiana al Cairo. Tutti per monitorare il processo come prima avevano fatto per tutte le sessioni di rinnovo della custodia cautelare. Il processo a carico di Zaki è iniziato a metà settembre dopo un anno e mezzo di custodia cautelare in carcere. Secondo la legge egiziana una persona può essere tenuta in detenzione preventiva per un periodo massimo di due anni, ma con un ‘trucco’ da sempre condannato dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani: all’avvicinarsi della scadenza dei 24 mesi in caso di modifica dei capi di accusa viene annullato il calcolo dei tempi, facendo ripartire la ‘conta’ da zero.
Zaki si è sempre detto innocente. “Da piccolo, essendo copto, non gli permettevano di giocare. Immagino sia per questa sere di giustizia che abbia iniziato a lavorare e impegnarsi sempre di più per il rispetto dei diritti umani”, ha raccontato la madre al Corriere. Neanche adolescente aveva cominciato a fare volontariato. Quindi l’iscrizione a farmacia. “È stato arrestato come migliaia di altri, per fare paura, impedire la libertà di parola”, dicono gli amici de Il Cairo. “Sto bene, grazie Italia”, ha detto alzando il pollice, dalla gabbia degli imputati, ad un diplomatico italiano che gli ha chiesto come stesse.
L’udienza
A quattro minuti dall’inizio, l’udienza è stata sospesa dopo l’intervento dell’avvocato di Zaki, Hoda Nasrallah, che ha chiesto l’acquisizione di altri atti per dimostrare sia una presunta illegalità durante l’arresto del 7 febbraio 2020 e sia la correttezza dell’articolo sui copti alla base del processo. L’Ansa riferisce che al Tribunale non circolano ipotesi accreditabili circa la possibile durata dell’interruzione.
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