Volodymyr Zelensky lo chiede ormai con insistenza da mesi: togliere ogni restrizione all’uso delle armi occidentali per colpire la Russia. Una richiesta che Kiev basa su due presupposti. Il primo è che Mosca non ha mai limitato i bombardamenti all’interno del suo paese. Lo hanno mostrato anche gli ultimi raid che hanno colpito le infrastrutture energetiche allo scopo di lasciare la popolazione al buio in vista dell’inverno. Raid durissimi, che hanno anche provocato la ferma reazione del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ieri ha annunciato che “gli alleati hanno riaffermato che stanno aumentando il loro aiuto militare all’Ucraina”. Il secondo presupposto – sempre secondo gli strateghi ucraini – è che solo colpendo in profondità si possono infliggere danni reali alla strategia di Vladimir Putin, che finché non vede nella propria “fortezza” gli effetti del conflitto non ha motivo di modificare i piani di avanzata nel Donbass e nel sud dell’Ucraina. Né di allontanarsi dal confine.

Il piano di Zelensky e gli alleati

I piani del leader ucraino iniziano a questo punto a essere chiari. Ma la possibile rivoluzione sul campo di battaglia passa anche da altri semafori verdi attesi da parte di Washington degli alleati atlantici. Su tutti, quello che riguarda i missili a lungo raggio. Le trattative, in sede europea e Nato, sono continue. Zelensky preme sull’amministrazione Biden, al punto da volere presentare un piano “per la vittoria” già nelle prossime settimane sia al presidente che a Kamala Harris e Donald Trump. Secondo Politico, il ministro della Difesa Rustem Umerov e il consigliere del presidente, Andriy Yermak, stanno per consegnare a Washington una lista di obiettivi che l’Ucraina potrebbe colpire se fossero tolte le restrizioni. E l’ipotesi di un via libera inizia a serpeggiare in diversi circuiti d’Oltreoceano e atlantici, desiderosi di lanciare un nuovo segnale al Cremlino sul fatto che l’Occidente non vuole cedere terreno né dare l’impressione di abbandonare gradualmente l’alleato ucraino. Tuttavia, mentre il pressing ucraino (e non solo) aumenta, allo stesso tempo resta salda la resistenza di diversi segmenti della politica e degli apparati di sicurezza Usa ed europei.

Le pressioni su Biden

Come scrive il Financial Times, l’amministrazione Biden e il cancelliere tedesco Olaf Scholz sembrano questa volta sulla stessa lunghezza d’onda: temono che l’utilizzo di missili di fabbricazione occidentale contro il territorio russo possa accendere una pericolosa escalation con Mosca. Con Putin pronto a sfruttare il pretesto per alzare l’asticella dello scontro con l’Occidente. Anche l’Italia ha più volte fatto capire di non essere disposta a dare questo via libera, almeno per il momento. Mentre di ben altra posizione appaiono non solo i paesi baltici, ma anche la Danimarca, la Svezia e soprattutto il Regno Unito, con Londra che ha già chiarito che l’Ucraina può utilizzare liberamente i suoi micidiali missili Storm Shadow. Il premier laburista, Keir Starmer, lo aveva già chiarito a luglio. Ma adesso, secondo autorevoli fonti del Financial Times, il governo britannico starebbe premendo su Biden e sul suo staff per concordare una linea comune. In parte perché servirebbe un consenso più generale da parte di tutti gli alleati, visto il peso politico della decisione. In parte perché gli ucraini, per utilizzare al meglio questi missili, avrebbero bisogno anche del supporto di Intelligence e satellitare degli Stati Uniti.

Il piano per la vittoria da presentare a Washington

Finora Biden ha resistito alla pressione di Starmer, al punto che la stampa britannica ha rivelato che questo “no” ha già evitato un primo attacco dimostrativo da parte di Kiev. Ma intanto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha tenuto ad avvertire sia l’Ucraina che i partner occidentali sul possibile uso di questi missili. “Abbiamo sentito queste speculazioni da tempo – ha detto il capo della diplomazia russa – È giocare con il fuoco e sono come bambini piccoli che giocano con i fiammiferi”. “Si tratta di una questione molto pericolosa per gli adulti che hanno armi nucleari in uno o nell’altro paese occidentale“, ha dichiarato Lavrov. E mentre Zelensky lavora sul suo piano per la vittoria da presentare a Washington, dal Cremlino il portavoce Dmitry Peskov ha inviato un segnale chiaro. “Al momento non ci sono precondizioni per colloqui di pace”, ha detto il funzionario russo. Ma per il governo ucraino la posizione di Putin è chiara: vuole i territori occupati in questi anni di guerra. E su questa base, Kiev ha già detto di non volere trattare.