Zero zero zero, Stefano Sollima: “Ecco perché siamo tutti narcos”

“Senza spettacolarizzare, la serie riflette sul potere, sull’economia del nostro tempo e il capitalismo contemporaneo dove il narcotraffico è un turbo. La legalizzazione interromperebbe la massa di guadagni ma rivoluzionerebbe l’economia. Legalizzare significa interrompere i pozzi di petrolio di questa economia che attraversa il mondo legale dandogli forza”, erano queste le parole con cui Roberto Saviano all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, aveva raccontato l’idea dietro la serie Sky Original ZeroZeroZero, tratta dall’omonimo libro. A distanza di 5 mesi, la serie creata da Stefano Sollima, Leonardo Fasoli e Mauricio Katz, e prodotta da Cattleya, è pronta per approdare, dal 14 febbraio, su Sky Atlantic e NowTv. Una sfida produttiva, quella di Sollima, della produttrice Gina Gardini e dell’head writer Fasoli, che ha puntato a smascherare il grande inganno dell’economia globale: l’incidenza del il traffico di cocaina mondiale nella nostra vita di tutti i giorni, quella condotta rettamente e senza illegalità. ZeroZeroZero di Roberto Saviano, così come era stato per la serie Gomorra, diventa quindi solo il punto di partenza per una crime story che percorre e indaga le rotte globali del narcotraffico.

Lo sottolinea Stefano Sollima, ribadendo quanto detto a Venezia: «Del libro di Roberto abbiamo tenuto solo l’idea, l’anima, quella di costruire un racconto non tanto sulla cocaina ma sulla globalizzazione usando la cocaina in quanto merce per raccontare quanto il narcotraffico, quindi lo spaccio e il trasporto, impatti sulle realtà sociali ed economiche. Quella di Saviano era un’inchiesta giornalistica e noi mentre scrivevamo ne abbiamo fatto una parallela sui nostri personaggi, andando nei i posti che volevamo raccontare, intervistando più o meno tutti». Di posti la produzione di ZeroZeroZero ne ha attraversati e indagati parecchi, a partire dalla Calabria della ‘ndrangheta fino a New Orleans e al Messico, passando per l’Africa, 3 continenti e 5 paesi, non tutti sempre pronti ad accogliere la produzione e le sue indagini: «In Calabria, in realtà, non abbiamo avuto problemi ma è chiaro che abbiamo dovuto superare una naturale diffidenza visto che stavamo raccontando una storia sulla ‘ndrangheta e ci portavamo dietro una certa eredità, quella di Gomorra» racconta Sollima.

E prosegue: «I veri problemi li abbiamo avuti in Messico. Stavamo andando con la troupe intera a Monterrey a girare per cinque mesi e prima di salire in aereo ci è giunta la notizia che il sindaco non aveva autorizzato le riprese, anzi non eravamo molto graditi. Siamo dovuti tornare a Città del Messico e ricominciare daccapo». Nei primi due episodi, visti in anteprima a Venezia, sono tre le tappe fondamentali della rotta del narcotraffico, Messico, USA e Calabria, tre i mondi e le realtà che si vogliono raccontare: chi compra cocaina, chi la vende e chi fa da intermediario e spedisce. In mezzo, poi, c’è una famiglia americana, i Lynwood di New Orleans che nella loro apparente normalità testimoniano tutto ciò che non vogliamo vedere, di come il narcotraffico impatti nelle nostre vite: «Con i Lynwood abbiamo raccontato quanto, anche dietro l’economia legale, si nasconda quella reale che sopravvive proprio perchè esiste un mondo illecito dietro.

La famiglia Lynwood, perbene, inserita nel contesto sociale con un’impresa legittima, in realtà sopravvive grazie ad un carico annuale. Un carico che non è certo di banane», spiega Sollima. Per prepararsi alla visione di questa serie crime on the road, possono essere utili le parole di Saviano nelle note di regia: «A volte mi chiedo: ma perché questo rumore lo sento solo io? La coca è come un fiume impetuoso che scorre sotto le grandi città, un fiume che nasce in Sudamerica, passa dall’Africa e si dirama ovunque. Un fiume bianco, impetuoso, scorre non visto, scorre inascoltato. A questo fiume ho dato una voce e un nome: ZeroZeroZero».