Zona gialla, arancione e rossa: dal 7 gennaio tornano le fasce ma in 3 regioni riaperture a rischio

Dal 7 gennaio, allo scadere del decreto Natale che ha validità fino all’Epifania, in Italia tornerà in vigore il regime della divisione delle regioni in fasce di rischio, con gli ormai classici colori gialli, arancioni o rossi. A determinarli saranno le verifiche degli esperti sull’andamento del contagio e con i numeri attuali una parte del Paese potrebbe finire nuovamente in zona rossa o arancione.

A rischiare, alla luce del numeri dei contagi, dell’aumento dell’indice Rt e del tasso di positività, che nel primo giorno del 2021 ha toccato il 14,1%, sono soprattutto Veneto, Liguria e Calabria, che secondo l’ultimo report Iss hanno superato il valore 1 di Rt e che potrebbero essere collocate nella lista dei territori sottoposti a maggiori restrizioni. Ma vicini a quella soglia sono anche Lombardia, Puglia e Basilicata. 

Al momento è previsto che, allo scadere il 6 gennaio del decreto Natale che ha spacchettato le festività in giorni arancioni e rossi, le Regioni tornino nelle rispettive fasce di colore assegnate prima del lockdown natalizio. Prima di Natale tutta Italia era gialla ad eccezione dell’Abruzzo, arancione, ma con l’andamento del contagio è improbabile che la situazione resti simile.  

LE RICHIESTE DELLE REGIONI – Le Regioni da parte loro hanno chiesto in un documento al governo di cambiare alcuni parametri che influiscono sul meccanismo di assegnazione delle Zone di rischio covid. E quindi delle Zone Gialle, Arancioni e Rosse. Il documento delle Regioni è ora al vaglio dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Tra i parametri che potrebbero cambiare, riporta l’Ansa, un diverso metodo di calcolo dei tamponi antigenici e molecolari effettuati, che potrebbe poi influire sul tasso di positività. Ad essere rivalutata potrebbe essere anche la definizione dei ‘casi’ e strategie di esecuzione dei test.

Il sistema è stato ampiamente criticato a partire dalla sua introduzione con il dpcm di inizio novembre. Le Regioni e i rispettivi governatori hanno spesso polemizzato con le assegnazioni.